SQUILLO

Quale che settimana fa un’amica mi ha ricordato quanto fosse emozionante ricevere gli “squillini” sul telefono. Un pensiero che non sono riuscita a togliere dalla testa.

I giovani di oggi sicuramente non sanno di cosa sto parlando, ma ai giovani di ieri sicuramente è venuto un piccolo grammo allo stomaco. Un gesto semplice che voleva dire “ti penso”, “sei nei miei pensieri”, “buongiorno” o “buonanotte". Inaspettati o molto attesi arrivavano a ogni ora del giorno e della notte con una larga gamma di interpretazioni, le peggiori delle quali erano quando smettevano di arrivare. 


All’epoca - e ci tengo a sottolineare il termine epoca - avevo trovato così triste che questi suoni di pochi secondi avessero soppiantato i bigliettini e le lettere d’amore. Che avessero spianato ore di meditazione, di fogli cancellati e corretti mille e soprattutto il coraggio di esporsi. Tutto digitalizzato e sintetizzato in un suono artificiale.


Ma ve le ricordate le letterine d’amore a partire dal “Ti vuoi fidanzare con me? Si, No, Forse” a quelle scritte durante le lezioni che correvano di mano in mano, di classe in classe prima di arrivare al destinatario? Piegate mille volte per stare nel palmo di una mano, per scivolare nella tasca dei jeans, piccoli per non essere visti da occhi indiscreti, di cui unico testimone era il Mercurio di turno che aveva il compito fondamentale di essere il telefono senza fili tra i due scriventi, con la promessa di non aver visto e sentito nulla. L’uomo o la donna di fiducia di un amore che poteva nascere, o la spalla su cui piangere.


Conservo con cura tutti questi carteggi e di tanto in tanto prendere un tea con loro per rileggerli e catapultarmi in un mondo di ricordi.

Riaffiorano le stesse sensazioni, la tenerezza, il batticuore, i sospiri e le aspettative. Sono memorie che alle volte fanno tornare in bocca il sapore metallico della delusione, delle promesse non mantenute, dei piani sfumati, di liste a cui non puoi mettere un spunta.

Amo codificare il linguaggio segreto che sta tra le righe, ammirare la calligrafia del mittente assaporandone l’impeto o la paura, mi piace chiedermi “chissà come sarebbe andata se…” come quando incontro le poche parole di tale Graziano che mi lasciò un bigliettino sul parabrezza dell’auto e di cui non ho mai conosciuto il volto per la troppa paura che fosse un folle.

Voglio bene a tutte le mie letterine, ai bigliettini e pezzi di carta su cui è scritta una storia. Negli anni ho maturato una passione anche per i post it che lascio in giro per le case di chi è nel mio cuore. Conservo anche quelli, come pezzi di un puzzle che mi piace ricomporre.


Oggi che la carta non la usa quasi più nessuno, che le lettere sono state sostituite dalle mail, diventa sempre più difficile diventare dei collezionisti di inchiostro d’amore, di parole su carta stampata a emozioni. Oggi, proprio oggi tanto per cambiare mi accontenterei di ricevere uno “squillino,” magari in aspettato. da qualcuno che vuole semplicemente dirmi “ti penso!”.

Voi no?

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