Agosto, il narciso


Finalmente sei tornato. Ce ne hai messo di tempo. Ho contato gli istanti in una apnea involontaria.

Lo so che potresti ribattere con forza che sono gli stessi minuti di ogni anno, ma in cuor tuo sai che il tempo ha misure differenti. Settimane veloci come uno shot di tequila, istanti immobili come un treno in ritardo.

Ci ho messo qualche giorno a digerire il tuo ritorno, volevo essere sicura di non dover tornare indietro. Volevo essere sicura che non mi mancasse l’estate e, con questo insolito pensiero, mi sono accorta che con Agosto ho un pessimo rapporto e che facendo la conta sono pochi quelli che ricordo con gioia. Sicuramente lo scorso Agosto. 

Quando il mondo si fermava il mio ricominciava, equilibrato e inebriante pronto a intraprendere una nuova vita fatta di passato votato al futuro.

O a quello di quell’estate in cui cercavo desideri tra le stelle, con i piedi nella sabbia e le spalle avvolte in un tenero abbraccio adolescenziale o quello in cui la follia di adolescenziale è tornata a ricordare a una donna che non bisogna mai avere paura di voler diventare grande.

Poi è arrivato questo e avevo immaginato che avrei rotto la tradizione assicurandomi due fine d’estate consecutivi di pura euforia. Di quella felicità che permea il cuore dei sogni realizzati.

Che stolta sono stata, i colpi di scena sono quelli che caratterizzano la mia vita. Hai presente quelli che si definiscono “col botto”, quelli che in un film ti fanno esclamare “nooooo”. Ecco quelli. È stato sciocco da parte mia credere che li avessi finiti, che in qualche modo meritassi un bonus esistenziale, così, tanto per cambiare la trama. In fondo anche questo sarebbe stato un gran colpo di teatro, ma nulla, la tragedia vende di più.

Un colpo secco e ben assestato, cinico e cruento come solo un cecchino saprebbe fare. Ma non sono morta, è arrivata la consapevolezza di aver coltivato fino ad ora  una relazione tossica con Agosto. Con il suo sole, le sue promesse, la tua sensualità del “tutto è possibile”, mi carica di attese sicuro della mia buona fede, sempre pronta a credere che le persone e le situazioni possano cambiare per poi regalarmi un sonoro schiaffone a cinque dita. Brucia ogni volta come fosse la prima eppure continuo ad inciampare sempre nello stesso errore. Mi dirai che sono una stolta. Forse, ma preferisco essere così che abbassare la faccia davanti a chi mi ferisce.


Di Agosto ricordo troppo spesso il cuore in panne, le notte insonni a scannerizzare parole, gesti, persone, a rivivere momenti felici che sapevo non sarebbero tornati, come l’estate in cui in sella al mio cinquantino abbandonavo la mia casa e miei amici con l’incertezza del domani o 

quella passata a contare le scie degli aerei con il cuore in stand by e la promessa di amare sempre più me stessa che un uomo; o quello in cui ho contato gocce di veleno scivolare lente nel mio corpo mentre i dottori le chiamavano “opportunità”.

Sicuramente non potrò cancellare questo, lungo, lunghissimo mese di Agosto. Quanto male ha inflitto al mie membra, alla mia anima, la mia testa, alle mie certezze. Mi sono sentita piccola davanti allo specchio, fragile e volubile come non mi era successo mai. Piccola donna in un copro cosi imponente.

Freddo come l’inverno, Agosto ha commesso l’errore di tutti narciso che ho incontrato sulla mia strada, pensare che il loro indiscutibile fascino sibillino possa annebbiare a tal punto il pensiero da non riconoscersi solo per celebralo come un Dio.


agosto, che non credo meriti più la maiuscola, tornerà con le sue promesse e io lo affronterò con le mie certezze. Con la sicurezza che anche se sarò di nuovo con le guance rigate dalle lacrime, i polmoni senza aria e tutto sembrerà andare male ad Agosto, io saprò ridere grazie a un bambino maldestro che con il suo pallone mi obbligherà a non pensare e a lanciarmi nel vuoto per non essere colpita, di nuovo, ad agosto.


Ma in fono cosa ci si può aspettare da un mese che ti promette solo l’inverno?


Benvenuto Autunno, oggi sei la mia estate.




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