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SQUILLO

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Quale che settimana fa un’amica mi ha ricordato quanto fosse emozionante ricevere gli “squillini” sul telefono. Un pensiero che non sono riuscita a togliere dalla testa. I giovani di oggi sicuramente non sanno di cosa sto parlando, ma ai giovani di ieri sicuramente è venuto un piccolo grammo allo stomaco. Un gesto semplice che voleva dire “ti penso”, “sei nei miei pensieri”, “buongiorno” o “buonanotte". Inaspettati o molto attesi arrivavano a ogni ora del giorno e della notte con una larga gamma di interpretazioni, le peggiori delle quali erano quando smettevano di arrivare.  All’epoca - e ci tengo a sottolineare il termine epoca - avevo trovato così triste che questi suoni di pochi secondi avessero soppiantato i bigliettini e le lettere d’amore. Che avessero spianato ore di meditazione, di fogli cancellati e corretti mille e soprattutto il coraggio di esporsi. Tutto digitalizzato e sintetizzato in un suono artificiale. Ma ve le ricordate le letterine d’amore a partire dal “Ti vuo

Agosto, il narciso

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Finalmente sei tornato. Ce ne hai messo di tempo. Ho contato gli istanti in una apnea involontaria. Lo so che potresti ribattere con forza che sono gli stessi minuti di ogni anno, ma in cuor tuo sai che il tempo ha misure differenti. Settimane veloci come uno shot di tequila, istanti immobili come un treno in ritardo. Ci ho messo qualche giorno a digerire il tuo ritorno, volevo essere sicura di non dover tornare indietro. Volevo essere sicura che non mi mancasse l’estate e, con questo insolito pensiero, mi sono accorta che con Agosto ho un pessimo rapporto e che facendo la conta sono pochi quelli che ricordo con gioia. Sicuramente lo scorso Agosto.  Quando il mondo si fermava il mio ricominciava, equilibrato e inebriante pronto a intraprendere una nuova vita fatta di passato votato al futuro. O a quello di quell’estate in cui cercavo desideri tra le stelle, con i piedi nella sabbia e le spalle avvolte in un tenero abbraccio adolescenziale o quello in cui la follia di adolescenziale è t

Indelebile bugia

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Ho imparato quanto sia inutile l’avverbio “mai”. Credo l’abbiamo inventato apposta per essere contraddetto, che esita perchè qualcuno con aria saputa possa ricordarti “mai dire mai…”, ovviamente dopo aver compiuto consciamente l'ennesima cazzata, sicuri che l'avreste spuntata voi. Invece… Credo sia un vero è proprio anatema: la maledizione del "mai". “Non mi innamorerò mai di uno così"(FATTO) “Non avrò mai i capelli corti” (TAGLIATI A ZERO) “Non taglierò MAI più la frangia” (FATTO e RIFATTO) “Non mi ubriacherò MAI più” (BUFFONA) “MAI lo/la perdonerò” (Cretina ci sono cascata ancora) “Non metterò MAI più una mascherina d’estate per la mia salute” (pandemia batte tumore come carta mangia sasso). Quindi proporrei un minuto di silenzio e riflessione su queste tre  malefiche letterine. Forse "controverse" è il termine più adatto. In fondo però il 3 è il numero perfetto. Uno dei "MAI" più clamorosi su cui mi son dovuta ricredere è il fatto che non a

MIO AMATO FRANK

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Mio amato Frank, non è facile, ma anche questa volta ci siamo riusciti, tra una vita e l’altra, abbiamo rubato del tempo al tutto. Colmare la distanze tra noi è diventato il problema meno difficile da risolvere rispetto alle regole che scandiscono questi strani giorni, fatti di regole e capricciosi come gli adolescenti in preda agli ormoni.  Se penso a come ti ho incontrato… la possibilità di capitare in quel posto erano praticamente nulle, ma evidentemente il Caso ha deciso che quel giorno ci saremmo dovuti incontrare, scegliendo te in quella moltitudine.  Ricordo con precisione che lo stupore di quando il mio sguardo si è posato su di te e di come gli stessi occhi rivolti al cielo chiedessero se quello fosse uno scherzo. Nessuno dei presenti ha intuito cosa stesse accadendo fu tra di noi, probabilmente nemmeno noi. Il lavoro è sempre una buon diversivo dove nascondere le cose e i sentimenti. Abbiamo lasciato che accadesse. Siamo passato, presente e futuro in un solo istante. Siamo un

LA PRECISONE DEL CASO

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Amo la precisione del Caso.  Astuto, machiavellico, quanto dettagliato nei suoi piani. Sa stupirti, se sai ascoltarlo. Suggerisce riflessioni e analisi su ciò che è stato, ciò che sarà, ciò che poteva essere. Prendete una giornata come oggi, un banalissimo martedì ottobre, qualche quotidiana urgenza sul lavoro e un appuntamento in centro.  Succede che mentre fai sue passi per raggiungere la macchina, ti fermi a un bar per comprare le cicche e mentre ci sei ti spari un secondo caffè. Capita, che ti metti a cazzeggiare con FB e ti appaiono “i ricordi”, scrolli e ti rendi conto che lo stesso giorno di quattro anni fa eri nello stesso posto. Che strano, che caso. La singolare coincidenza frizza il tempo.  E uno di quei momenti in cui il Caso ti chiedere di tirare le somme e ti metti pensare a ciò che è cambiato, cosa  sia rimasto e a chi sei diventato. Ottobre è sempre ottobre e come quattro anni fa il tempo è gradevole, ma non lo è più l’aria che si respira tra le vie della città. Quattro

LUSSO 2020: MY NEW ECONOMY

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Lusso 2020: stare con le persone che ami. Stare vicini, spesso non troppo, ma con la grande volontà di incontrarsi. Dove incontrasi, mai come oggi ha voluto dire “venirsi incontro”. Incontro nelle paure, nelle esigenze, nelle imprese, nella vita, nella volontà. Lusso 2020: stare con la propria famiglia, quella d’origine e quella che con cui ci siamo scelti prendendo spesso pacchetti onerosi, ma senza i quali saremmo persone più vuote. Lusso 2020: vedere poche persone, quelle che di solito giustificano il fatto che tu sia sempre in giro perché ti amano a prescindere. Incontrasi a metà, sulla strada del ritorno che poi magari un’andata... Fondamentale guardarsi negli occhi, con il telefono in borsa, fossero anche solo 10 minuti, fosse anche solo un “pensiero”. Lusso 2020: avere persone che mi considerano a loro volta un Lusso. Che non importa quanto ci si vede, perché mi fanno viaggiare nel loro cuore. E non esiste distanza che tenga. Lusso 2020: il tempo, che rimane sempre poco, ma che

L'IMPORTANZA DEL NUMERO 15

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     "La matematica non sarà mai il mio mestiere" canta Venditti e io non potrei essere più d'accordo, eppure credo nella ricorrenza dei numeri nella mia vita. Hanno tutti un loro significato, il loro posto preciso, il loro tempo. Alcuni sono di passaggio, altri indelebili sulla mia pelle, raccontano chi sono stata, chi sono e chi sarò.  La peculiarità è che sono numeri dispari, numeri scaramantici, spesso multipli di tre o rappresentano la completezza. Sono lì testimoni della mia esistenza. Fino a questa notte non avevo fatto caso che tra questi c'è anche il 15 . QUINDICI : una collana di libri che mi ricordano l'infanzia, la maglia di un giocatore di basket, la data di nascita di persone speciali, o' guaglione nella Smorfia, il Diavolo degli arcani maggiori, il numero della contromarca di un guardaroba, il giorno di quando ho firmato per cambiare vita. 15 dicembre 2019: oggi rimarrai negli annal i. Una data che basta leggerla e contarla per ca